QUADERNI VISIONE FUTURA

Spesso le pubblicazioni sulle problematiche e sulle opportunità della montagna vengono scritte da professori universitari o da studiosi che approfondiscono queste tematiche per fondazioni o istituti di ricerca.

A me piace invece l’idea di dare voce alle esperienze di chi in montagna ci vive e ci lavora, così da evidenziare una prospettiva più concreta e agganciata alla quotidianità.

Per questo ho ideato i “Quaderni” di Visione Futura,  per dar voce alle tante persone che ogni giorno cercano di attuare il cambiamento in montagna: imprenditori, amministratori pubblici, professionisti della scuola e della sanità di montagna, gestori di cooperative di comunità, smart workers e coworkers, progettisti di rigenerazione culturale, sociale e urbana.

Da questi quaderni esce spesso una visione della vita in montagna estremamente pragmatica, ma al contempo irradiata da un inguaribile ottimismo e da uno sguardo al futuro denso di coraggio progettuale, a dimostrazione del fatto che, se sostenuta con politiche di creazione di valore, la montagna italiana ha un incredibile potenziale di sviluppo fondato proprio sui suoi abitanti.

Se ti interessa pubblicare un tuo approfondimento sul tema della montagna, inviacelo a info@caleri.it  e saremo lieti di valutarne la pubblicazione.

Buona Visione Futura!

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C’è stato un momento, tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015, in cui in Casentino sembrava poter nascere un percorso intercomunale e forse anche sovracomunale condiviso, teso a mettere a sistema le energie di tutti per ottenere risultati di grande rilievo. La maggior parte dei sindaci appena eletti erano al primo mandato e alcuni non avevano una storia amministrativa alle spalle, quindi erano anche meno legati a schemi e incomprensioni del passato e quindi più predisposti ad avviare nuovi percorsi che sanassero le ferite del periodo precedente. Paolo Agostini, in veste di Presidente dell’Unione dei Comuni (UdC), aveva avviato un percorso di dialogo sia con me che con Daniele Bernardini, sindaco di Bibbiena, che dalla stessa Unione era uscito pochi anni prima. Sulla scia di un necessario confronto in merito ai nuovi Patti Territoriali, si erano avviati percorsi tesi a intervenire su molti problemi rilevanti della vallata: dalla gestione dei rifiuti al coordinamento dei centri diurni, dal turismo all’assetto di governance, in merito al quale, mi piace ricordarlo, tutti i sindaci giunsero a firmare un accordo in cui si condivideva l’idea di un Casentino a quattro comuni. Di quel periodo, accarezzato da un vento di speranza e di sviluppo collaborativo, tengo a mente come simbolo una foto di me, Paolo e Daniele dopo una conferenza stampa al comune di Bibbiena, nella quale avevamo manifestato la nostra volontà di cercare punti di contatto e di collaborazione che avrebbero anche potuto sfociare in una revisione delle posizioni in merito all’Unione dei Comuni.

C’è stato un momento, tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015, in cui in Casentino sembrava poter nascere un percorso intercomunale e forse anche sovracomunale condiviso, teso a mettere a sistema le energie di tutti per ottenere risultati di grande rilievo. La maggior parte dei sindaci appena eletti erano al primo mandato e alcuni non avevano una storia amministrativa alle spalle, quindi erano anche meno legati a schemi e incomprensioni del passato e quindi più predisposti ad avviare nuovi percorsi che sanassero le ferite del periodo precedente. Paolo Agostini, in veste di Presidente dell’Unione dei Comuni (UdC), aveva avviato un percorso di dialogo sia con me che con Daniele Bernardini, sindaco di Bibbiena, che dalla stessa Unione era uscito pochi anni prima. Sulla scia di un necessario confronto in merito ai nuovi Patti Territoriali, si erano avviati percorsi tesi a intervenire su molti problemi rilevanti della vallata: dalla gestione dei rifiuti al coordinamento dei centri diurni, dal turismo all’assetto di governance, in merito al quale, mi piace ricordarlo, tutti i sindaci giunsero a firmare un accordo in cui si condivideva l’idea di un Casentino a quattro comuni. Di quel periodo, accarezzato da un vento di speranza e di sviluppo collaborativo, tengo a mente come simbolo una foto di me, Paolo e Daniele dopo una conferenza stampa al comune di Bibbiena, nella quale avevamo manifestato la nostra volontà di cercare punti di contatto e di collaborazione che avrebbero anche potuto sfociare in una revisione delle posizioni in merito all’Unione dei Comuni.

C’è stato un momento, tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015, in cui in Casentino sembrava poter nascere un percorso intercomunale e forse anche sovracomunale condiviso, teso a mettere a sistema le energie di tutti per ottenere risultati di grande rilievo. La maggior parte dei sindaci appena eletti erano al primo mandato e alcuni non avevano una storia amministrativa alle spalle, quindi erano anche meno legati a schemi e incomprensioni del passato e quindi più predisposti ad avviare nuovi percorsi che sanassero le ferite del periodo precedente. Paolo Agostini, in veste di Presidente dell’Unione dei Comuni (UdC), aveva avviato un percorso di dialogo sia con me che con Daniele Bernardini, sindaco di Bibbiena, che dalla stessa Unione era uscito pochi anni prima. Sulla scia di un necessario confronto in merito ai nuovi Patti Territoriali, si erano avviati percorsi tesi a intervenire su molti problemi rilevanti della vallata: dalla gestione dei rifiuti al coordinamento dei centri diurni, dal turismo all’assetto di governance, in merito al quale, mi piace ricordarlo, tutti i sindaci giunsero a firmare un accordo in cui si condivideva l’idea di un Casentino a quattro comuni. Di quel periodo, accarezzato da un vento di speranza e di sviluppo collaborativo, tengo a mente come simbolo una foto di me, Paolo e Daniele dopo una conferenza stampa al comune di Bibbiena, nella quale avevamo manifestato la nostra volontà di cercare punti di contatto e di collaborazione che avrebbero anche potuto sfociare in una revisione delle posizioni in merito all’Unione dei Comuni.

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